di Federica Calabrese

Bari, intervista a un "padre confessore": «Il peccato che crea più angoscia resta il tradimento»
BARI - «Il numero delle confessioni è in forte calo, anche se i peccati rimangono sempre gli stessi. E tra questi, quello che proprio le persone non riescono a tenere per sé, è sicuramente il tradimento». Sono le parole di M., prete barese che da dieci anni svolge il ruolo di “padre confessore”: lui ascolta le ammissioni di colpa dei fedeli per poi assolverli aiutandoli a riconciliarsi con sé stessi e con Dio.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Un compito che è cambiato molto nel corso del tempo. Il “senso del peccato” è generalmente meno forte, ma nel frattempo i sacerdoti hanno imparato a dialogare maggiormente con il penitente, non limitandosi a impartire solo preghiere di costrizione.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Per comprendere la trasformazione di questa figura abbiamo così intervistato M., che ci ha chiesto, vista la sua delicata mansione, di rimanere anonimo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Chi è il padre confessore?

È un prete che esercita il sacramento della confessione, anche detto della penitenza o riconciliazione, aiutando il fedele a risanare una ferita spirituale. I credenti scelgono infatti di rivolgersi a un religioso se presi da sentimenti di angoscia o paura dopo che un evento o un’azione hanno minato l’integrità del loro animo.

Tutti i sacerdoti possono confessare?

Si tratta di un percorso “obbligato”. Una volta presi i voti i doveri di un prete sono due: celebrare la messa e confessare. È però obbligatorio attendere il permesso scritto del vescovo della propria diocesi per iniziare la pratica. E poi in genere si comincia gradualmente, partendo dalla confessione dei più piccoli, per procedere poi con gli individui più anziani e in ultimo, una volta acquisita la competenza necessaria, con gli adulti tra i 30 e i 50 anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Come mai proprio quest’ordine?

Perché i bimbi normalmente commettono trasgressioni meno gravi e sono anche più spontanei. I vecchi d’altro canto, con l’andar degli anni, diventano pressappoco come bambini. Mentre gli adulti hanno a che fare con una vita più complessa e dinamiche quali le relazioni di coppia, il lavoro e così via. Loro rappresentano i casi più problematici.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Quindi i preti possono assolvere qualsiasi genere di peccato?

Un tempo nelle chiese erano presenti i “penitenzieri”: delle figure specifiche che impartivano il perdono per i reati considerati più gravi dal Cattolicesimo, quali l’aborto o l’assassinio. Si trattava normalmente dei più anziani, con anni e anni di esperienza, designati direttamente dal vescovo. Ma con l’avvento di papa Francesco qualcosa è cambiato: questa assoluzione è stata estesa a tutti i sacerdoti, anche se fattivamente le parrocchie tendono ancora ad affidare il compito ai religiosi più navigati.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Davanti alla confessione di un reato come ci si comporta?
 
Noi per via del segreto spirituale non possiamo rendere pubblica una confessione, ma abbiamo sempre la facoltà di “spingere” il colpevole a rivolgersi alle autorità. Poi come afferma il detto? “Si dice il peccato ma non il peccatore”. Quindi un prete può sempre denunciare il fatto alle forze dell’ordine, senza fare nomi e cognomi, ma riferendo loro che in una determinata zona della città si svolgono attività illecite.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Dal suo punto di vista i credenti continuano a volersi confessare?  

Il numero di penitenti è diminuito: c’è una generale “crisi di fede” che attraversa il mondo contemporaneo. E non solo: il “senso del peccato” non è più così forte. Non si riesce più a distinguere cosa sia giusto da cosa non lo sia e alcune trasgressioni considerate un tempo gravi come la vanità o la vanagloria, sono oggi comportamenti abituali stimolati dal mondo dei social network. Se prima, adolescenti e non, si pentivano per aver esagerato con i vestiti succinti o aver sperperato denaro per capi firmati, ora non ci si rende più conto che esibire l’ultimo modello di scarpe o mostrare esageratamente il proprio corpo rappresentano dei peccati. Soprattutto con i ragazzini la sfida è proprio quella di adeguarci al loro linguaggio e comprendere le dinamiche che li vedono coinvolti con Internet.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ci sono delle colpe “più confessate”?

La trasgressione più comune rimane l’infedeltà a Dio, anche se il tradimento è quello che crea maggior angoscia e quindi di conseguenza un forte desiderio di “liberarsene”. Gli uomini tendono comunque a togliersi più facilmente il “peso” rispetto alla donne, sono inclini però a ripetere nel tempo il comportamento sbagliato.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In questi casi che tipo di penitenza viene consigliata?

Prima di tutto si cerca di comprendere se chi si ha di fronte sia davvero pentito per ciò che ha fatto. Dopodiché lo si esorta a confessare a cuore aperto l’accaduto al partner, perché è solo così che può scrollarsi di dosso il fardello che porta, ripartendo a lavorare su sé stesso. A differenza del passato, in cui spesso e volentieri si obbligava il penitente a recitare l’atto di dolore o altre formule di riparazione, oggi si parla molto di più con il fedele, aiutandolo a intraprendere un percorso quasi “terapeutico”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Con il Covid è cambiato qualcosa nell’interpretazione del vostro ruolo?

A causa del Covid il tipico confessionale in legno con inginocchiatoio e cabina interna non si può più utilizzare perché non può essere rispettata la giusta distanza di sicurezza. Quindi da due anni ascoltiamo i penitenti direttamente tra i banchi della chiesa. Ma questo è un grosso problema, visto che i credenti temono il “contatto” diretto con il prete. Nel confessionale si frapponeva una grata tra confessore e confessato e quest’ultimo era rasserenato dal divisorio che permetteva di evitare di guardare l’espressione (magari di disappunto) del sacerdote. Oggi mancando quel filtro c’è chi prova “vergogna” a sedersi davanti a un’altra persona e sono in tanti coloro che stanno decidendo di evitare il confronto confessionale.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Foto di Adriano Di Florio


© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita



Federica Calabrese
Scritto da

Lascia un commento


Powered by Netboom
BARIREPORT s.a.s., Partita IVA 07355350724
Copyright BARIREPORT s.a.s. All rights reserved - Tutte le fotografie recanti il logo di Barinedita sono state commissionate da BARIREPORT s.a.s. che ne detiene i Diritti d'Autore e sono state prodotte nell'anno 2012 e seguenti (tranne che non vi sia uno specifico anno di scatto riportato)